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Perdenti

Su allori e luci

MARI DISTINTI

POESIE

1

Spengo le luci dell'altro
e cerco un attimo di scomparsi
secondo noi.

2

Tra ferite d'oltre

in una bruma di chiome

io, cronico termine,

asciutto resoconto

di un niente esistenziale,

spoglio la scomparsa

fino al sole,

momentaneo riparo

da civiltà d'ombra.

3

A quella mano
che si regalo'
nel cielo
delicata come

una nube di non lo so
silente pensiero
sospiro, sospirai
al suo sguardo
sopra una piatta  
spiaggia 
di spoglie sconsolate 
come del resto avevano detto

e nemmeno quella notte
si chiuse il buio del tutto.

4

Sconsolati bottoni,
razzolanti noi
tutti soli
dentro gli stessi cenci 
di sorte e di perennemente,

come un torrente

di verso sera,

puntate di cielo, e spogliarti 

immaginaria compagna

assoluto impulso, 

fuga toccata
verso felici 

posseduti

canti di mai stato. 

5

Su un filo di nessuno

il finimondo stende

un bucato di passare
in mezzo a lunghe folate di luoghi comuni 

e laghi di silenzio 

posati

su anziani avanzi

in una cieca metafora. 

6

L'euforia di essere incompreso

e dire alle beneamate nubi
"siamo passati di moda

come sere di ieri"

mi ricuce 

alla sabbia

sparsa in cielo

di notte. 

7

Sei il culmine dei fari
che si appoggiano sulle forme
di sofferente annata 
dove indietro
ci siamo distesi.

 

8

E poi,
magari 
forse o non forse 
immediatamente
i non lo so, i per, 
esposti mai
ingigantiti amori
cruda terra di lettere

e infine accorgermi
di come farei l'impossibile 
se fossi uno sconosciuto.

9

Il sipario,
serratura di vento,
esaspera
io che sono 
coscienza di un esercito,
un'attesa di "viva"
e di vespero
prigioniero

di combustioni infedeli. 

10

Vedo scaricati soli

appena distinti

in colorati dovunque ​

di follia

mentre vado a consumarmi 

con un lungo silenzio

nella nota lasciata

a margine

di questo inevitabile dentro.

11

Nel microfono della testa

entrano le mosche

e sbattono contro i vetri.

12

Si perde il fuoco
nel suo caldo,

come la mia esistenza grammaticale

veduta e passata 

su una voce che sosta 

nel corpo che spia

organi e sogni

dentro viscere di mi illudevo

in una lavagna di cielo

su cui scrivono gli occhi

diversi transitabili nessuno

mentre di un riparo neanche l'ombra

13

Non posso arrivare 

da qui alla gioia 

allora tengo il mio verso distinto 

primitivo interloquire 

insistente nottivago  

quasi come canto di gusti

quasi come loro e anch'io

se ne va una malapena.

14

E' la sconfitta
con gli occhi la mia valle
ed è raro che passi gente, da me,
volontario di solitudine
arruolato col niente

che di solito colpito
trova un'ultima consistenza

in questi profili

di suggestioni sottili. 

15

Non un viaggiatore, 
ma mi sono seduto
senza treno
turista di dubbi
perché bisognava rientrare 
dalla parentesi con me
alla vita irrisolta, meglio eclissarsi,
trinità ermetica,
vuoto aperto
stanco di rimpiangere la nebbia
sono circa una marcia
verso un fascino di cronache interiori,
rinnovati verbi
e biancheria tolta
doverosamente calda
dopo incombenti abbracci
a invisibili forestieri,

a noi.

16

Somatica combustione
poi anni
seguiti da gelidi ripensamenti, vissi
altrettanti naufragi 
a cuori spenti

in prescritta assenza di spazi

su gesticolanti mari,
macchie di sudore

in abbondanza di primo niente

tirando grandi astratti colpi

alla mia forma. 

17

Vergogne brucate di buona voglia,

sprecatamente belle

in qualche felicità,

e riempiti di viaggio
siamo devoti successi
gustati ciascuno su propria terra.

18

Chissà come

interrotti cessate il fuoco

si curano di leggeri attimi

e modesti guidatori 

arrotolano strade nel petto

con la dedica incisa dal silenzio 

sul coraggio bello e folto, 

appello urgente

senza firme o corone,

figlio di scomparsi giorni

mentre dappertutto arriva

un desiderio sfigurato,

e fresche

fontane di minuti 

ci brillano in faccia.

19

In un vaso di tenerezza 
sboccia una mostra di muri

e di baci da cui escono

metri di parole e di aperitivi 
mentre con modesti averi

facevamo boulevard senza Parigi.

20

Una graziosa voce di donna 
lacera ogni convinzione,
così mi precipito

lungo un appello di riodo
su corpo steso di fiato 
a dirmi l'indirizzo, 
l'imbarco per la mia solitudine, un piuttosto,
un vuoto di tabelloni accesi, di previsti fuori orario,

mentre produttore inesausto di ragioni serie 
ossia durevoli, seguo,
solitudini forse 
con misurati rifornimenti.

21

Risalgo la nebbia e la stanchezza 
così introvabile teoria,
resoconto d'incendi,
inoffensivi amori 
e preoccuparmi no
dell'ampio traffico
costeggiando

più piccoli del previsto
zigomi,
cancelli di vene, 
discese di pelle su fiume,
sacrificati paesaggi 
feriti a fondo
dove gli altri non hanno luogo.

22

In un tubetto di spazi
ciascuno e'

un diverso postumo

una telefonata al mondo

una schiuma di baci

passata addosso 
mentre resta inspiegato

il solito affaccio

che ritrovo e disperdo

nella voce orfana

di frasi liberate.

23

Essenziale lo stesso,

tremante quarto d'ora

di questa mia situazione potrei

né l'uno né l'altro sognare

un incontro che valga

la libreria di questi pensieri. 

24

Mi ripasso
senza giudicare 
fallibile trionfale 
testo del mio cranio, 
cicatrice di bella tesi 
illusa ora e poi, 
costruito 
con pochi qua e là

e favoloso ci vuole altro 
materiale di breve gradito sogno 
eppure sembravo soddisfatto

di incontrare la nevrastenia

e queste friabili

ultime chiese.

25

Non è facile uscirne 
senza echi

da spericolati improvvisamente,

allora mi apro le braccia

per afferrarmi, 

cattedrale dell'intrico 

assediato scafo

gloriosa reliquia di sonno represso, 

piazzale

di derelitte valigie 

contrassegnate

in solito nome

sotto il bar della sera. 

26

Appeso ai risvolti
mi dava coraggio 
la sera venendo

nel suo ordine fuori servizio

di sotterranea superficie,

ritrovo di silenzi

nell'ultimo giorno vissuto là dentro

quando mi sono frainteso,

bandiera in gabbia,

​finalmente virgola,

miriade allungata,

dissolta

tra improvvisata gente

e vergini incastri

epicentro di volevo

anche troppe

fluttuanti e rarefatte parole

per farmi raggiungere. 

27

Malga di passaggio,

isolati mai,

circondate risposte 

su filati di nativa insensibilità, 

e vene dentro

palazzi di sentimenti,

eppure non c'è luce,

nella tazza del trovarmi

su spente labbra

coltello di chilometri,

asilo psichiatrico

e ore in agonia

sempre sintonizzate

sul canale delle trasmesse solitudini. 

28

L'allucinazione mi lascia 
e' stata la mia sola amica:
immaginazione di echi, 
spartito di fiori,
confinato universo
liberato nei colpi

di piromanie, intime 

e rincorse.

29

Sono un'inseparabile elisione,

un rasente ovvio 
caduto nel mio quadro

a notare

molti ancora nello spazio,

dei costanti adesso,

candidati discussi

nel cordiale e aperto sempre.

30

La fine del tanto

analoga si svolge

su corde vocali d'altri,

e ora,

siamo scomparsi,

in un isolato collettivo,

un adatto addosso,

un nostro odore

conclusivo congresso 

di rinunce. 

31

Nulla, unico uncino,

battesimo di squilibri

nel faro del possibile

sul divano dei miei occhi

sopra cui la luce dardeggia 

per vasti scenari

di tentazioni separatiste 

con fiamme che raggiungono il cielo

mentre io resto nel corpo 

in una guerra di sentimenti violenti,

chiome con tempeste tra i rami

e sul monumento esposto, 

curve di te,

nervi,

teso sconvolto 

tradotto visibilio

seguendo forme di colore

in carezze di permanenza

su sedile in corsa di anni

a perdifiato nel mio fuoco.

32

Unica, sola 
chiesa d'estate 
per cicale andiamo sui colli
e non so
ma brucia il sentiero del respiro

che abbiamo fatto.

33

Tacito unanime stanotte, 
strumento involontario
della terra anche prima di adesso
solitario nell'imminenza,
esegeta dilettante,
pagina estrema
di può darsi frattanto
che in decenni contro me stesso
la vetta sarà un'evoluzione trionfale,
lenta discesa 
su questi sassi
su me
verso dirottati spazi
vicino al cospetto
di un'invenzione mia,
di rivedermi.

34

Mi guardo

imponderabile essenza di trame,
raccordo di privazioni abissali, 

meraviglia senza previsioni,
né radio né colloquio
in edificio di testati ricordi
e stretti entusiasmi
su fantasiosi ulteriori

voli di vicende
per tradotte gole,
gelati, biscotti
solitarie differenze

sul candore audace

del ripescarmi

uno a uno,

esemplare originario

fine della cortesia,

senza inevitabili clausole

quando affioro.

35

Sia pure io
dappertutto inesplorato

nel manicomio,

solitario sempre, 

memoria senza finale 
finestra di teorie
a un vizio ripenso 
terrazza di irriconoscibili semplicemente.

36

Un tuo succedendo, 
una parata essenziale,
lo spoglio elegante
di un volto e dei suoi poteri,
una specie di itinerarium, 
una morte per mia edificazione:
lo spettacolo della febbre 
sul corpo lungo della storia.
E poi lo scopo di non avere un chi, 
inutile italiano
malattia di poi
antico porto di sì
ipotesi di bacio
a cui trovo posto.

37

Alberto,

Italiano di persuasione,

quadernino di paesaggi,

finale di parentele

tra cuori cantati

con tuoni e fantasie

mentre dal naso ai piedi

un abbraccio 

di illusioni ti darei,

perché vedendoti partenza

mi scopro destinatario

di un messaggio 

senza origine,

un indirizzo di esclamazioni,

una teoria di buoni perché,

di mettersi alla finestra

per guardare un cielo

cassaforte di spiegazioni azzurre.

38

Il cinguettio cibernetico dei merli

mi distrae

prima di sbattere nel sole

mentre a folate il freddo stendeva questo ieri 

su alberi deserti

a cui fioriva il cielo tra i rami.

39

Come una leggenda tramandato

nutrito col latte

dal seno di una cronaca

continuo nelle intrusioni 

per correre sincero

in questo regno di sto male 

che cerco di curarmi

tra meditati impulsi

di mille sotto pelle

masticando spolpati improvvisi

ed eterni miraggi di una voce

che guarisce

mi creda.

40

Tra moralistiche obiezioni,
io, stemma d'altro,
vado per escluse oasi
a lasciarmi vivere.

41

Una morte passa

su altri quotidiani moti di cognizione apparente

dentro incomunicabili notti di mio individuo

tra sfere di cose che parlano

lingue che non parlo

mentre soffro che tutto quanto e' reale

tra giacigli a dirimpetto 

ricordando presagi esposti, di noi,

fette mangiate dalla follia.

42

Intorno a stretti confini

dentro immensità richiuse,

affondo,

in una barca di ci tengo,

e scivolato su lembi nascosti

devo arrivare

a quel momento

di soffiate primavere

perlomeno disperso

sul tramonto ancora giovane.

43

Sfatava ignota la natura
in una misura di illusi davanti,
versione che ricordo
non tradotta 
appena accennata 
di combustione e di non mi pento,

di perlomeno diventare ultraterreno, 
autore di non larga fama
che in una lettera s'è perso 
divenendo come e' noto 
ingrediente, 
sublimato fossero di inattesi furono 
e molti ciao.

44

Giusti venivano
sazi gli anni

in seguito ai divenne 

di questo supposto cumulo
morto sotto i colpi 
di frasi respinte, portentose, uniche,
senza amicizie nei secoli,
appena un muto pretesto
per trascrivere questa vaga lettura.

45

Sogno

destinazioni di sottili mancanze
ed esponenziali non si sa mai
mentre conto di estinguermi 
come un usò 
sassolino che poi
tra quell'andata e bella gente, 
svolta e scomparsa,

incarnata vanità terrena, 
nient'altro che un sublimario di nomi
in questi molti

e asciutti subito.

46

Condividiamo l'indifferenza e

dispettosamente gli anni 

di vene e di affitti

più frequenti del fastidio 

tra così ben disposti mai

editori di clausole strozzine

come opere offerte

a colleghi di nessun impegno

fra legali minacce

al diritto di sentirsi vittima

in un luogo comune di rintocchi,

su tempi nostri  

per comparse nebbie

verso officine di sonno represso.

47

Di formicolanti miliardi 

senza estensione 

ero vortice 

per direzioni tralasciate,

mentre esclusi suppongo

beati vedranno 

un rinnego di cieli

scavato nei morsi

che oltretutto perdonavo 

nel silenzio dentro cui mi chiudevo

per menare la notte

in un cassetto di ossa

crocevia di troppe definizioni. 

48

Un mondo di fatica,
una specie di ipnosi 
e io testimone 
che all'angolo della vita c'è un giardino,
una cella murata come prima
intatta di sole
quando mi parlo
del bisogno 
di una voce,
perché sono una cabina

di angosciata necessità,
e dovrei dirmi:

"ma allora"
con un'apparenza logica
come i riflessi 
quando parlo.

49

Rami recisi
cadono al vento 
vicario della ragione 
tra giorni acuti in una cella, 
così mi parla un ramo

dalle grate
e mi corre la schiena
la morte secca.
Giro attorno, e ritorno alle grate,
rovisto l'infinito

come un ratto la stanza.

50

Su nervi spezzati

la mia polverosa schiena
cerca una tregua sporgendosi
in una piazza di scomposti abiti
inseguendo lo stupido automatismo del piacersi,
che spinge sulla strada

a sprofondarsi

in una dismisura, un errore sacro,
mentre nell'ingiustificato adesso
assurdamente mi volano dentro

alcuni aerei. 

51

Per me che sono qui, parola che definisce i millenni
ma a casa ritorna
salendo vie nient'altro che di desideri, 
muscolari e completi
partite di resti,

poi di nuovo la notte
scelta irraggiungibile 
logica oltre i vetri, 

se nevica

se piove

su curati timori

nell'attesa di unirci. 

52

Mi accuccio in una poltrona di baci,

alle sette di sera, ma non m'inoltro 

anche sta volta,

invece riemergo

piuttosto per mangiare

avanzate guerre

che stavan lì 

dentro di me,

mentre aspetto

inesorabili i dovunque

in un visitato mentale

fremendo almeno

come un prato alla prima pioggia

che poi lo farà fiorire.

53

Si dilata, prosegue 
irraggiungibile la sera, 
rimasto nulla,
sepolcro d'oggi,

misura che misura sé stessa, 
incontrollato affaccio
su alpeggi di lungo io

per vaghe e scoccate veglie

chiedendo di abbassare

il voltaggio intorno.

54

Fondo, 

molto profondo, 

fuoco di una stufa

in mezzo all'agonia,

noi, mai,

qualcosa che tiene

il passaggio del tempo,

una specie di registro degli attimi

per ricordare

e poi fingersi sopravvissuti 

a qualcosa che non siamo stati:

un nome, un cambio di io,

e molta isolata dolcezza 

cercata in questo solstizio. 

55

L'ignoto mi e' addosso
senza scampo 
e quello che succede e' un barlume,
una mostra massima, intitolata:
questa creatura non e' fatta per trovarsi,

ma per cercare la sinfonia
inudita dai sensi,
quel diverso abito,

un privilegio di come preferisco

tra censurati remotissimi 

e purificati sognavo

di sfiorare a lungo

una volta tanto. 

56

Galleggio su molti dovunque

per correnti di ore

tra ricomposti particolari 
mentre costeggio una volta 
senza mai porti. 

57

La paura di perdere 
e la fatica di non avere
ci portano
sulla stessa strada
a contemplare un oggetto di silenzio,
una misurata ipotesi,

una fuga di voce. 

58

Incalcolabile ammissione, 

io di poco fa, 

steso vestito su calcoli

in una clinica di finestra

dove scopro che di noi io sono ancora qui a pensare.

Impossibile diceva,

di non sentire 

di non cogliere nulla

di questa mostra esatta,

camera dell'io, 

una libertà presto di fiori.

59

Erede di colpo 
inconsistente ben altro, 
io che sono me stesso 
un contorno di ore,
un trapassato tornare 
in macchie di sostanza.

60

Una moda di credo,

lascio,

e del resto parlo

l'accento largo della storia, 

appeso da lei

dove mi sono trovato,

postumo gratuito, 

stetoscopio

degli attimi caduti nel petto

mentre dissidente andavo

sotto il nome dell'antichità

a baciarti di riposo 

spiegando ai seguirmi

con un paradosso 

che autista percorro

i silenziosi cimeli di essenziali intervalli.

61

Io, sguardo di come,
come riempirò 
i per pazzo 
visto l'antico dramma 
del pensiero 
caldo di trasfusioni 

e ritrovati mucchi di oscurità,
chiodi di tempo reciproco
come la mia inadeguatezza perfetta 
di uomo scomparso

in stereotipo professionale,
volontario sparo sui rivoltosi
non facevo altro che.

62

Assurdo chissà dove
mi rincontro
in un elenco di malinconia
e vado a guarirmi 
in una bracciata di stufa 
certo che gli avvenimenti
brulichino su di me,
somma più che sottrazione,
particolare che conosco, 
paralisi o deserto,
assedio di parole.

63

Contro ogni tecnologia 
quella vita di poltrone, spiagge, panini, birra, 
con le tue ossa al mare 
gloriosa santa 
edicola di colori, 
intrico di brividi 
fresco frutto

capace di fare l'altrove.

64

Tengo la solitudine 
in una derelitta valigia di vagare

come un immigrato fra i negozi 

o come un fiume d'ore in un letto di ritirata

anche se la mia camera e' qui,

tra le parole,
scoglio di sentiti massimi,

deserta danza di assoluzioni

a picco come carezza su certi pensieri.

65

Deserta d'uomini 

la tua misura 

fra stazioni di etere universale
è una sospesa miriade verso distinti si svolge,
permanenza essenziale
in un paradosso senza conclusioni né risposte 

che odo

tra celestiali realismi

e monumentali nulla in comune.

66

Puntuale materialismo
di un caro sfiorire
ripasso su desolate origini
di estati fa, quando
gli unici responsabili
si scambiavano parafrasi di tuffi.
Così ti giudico traccia nascosta nella sabbia,
organica qualità,
un gusto di me.

67

Le mie prime bagnanti,
superfici di oltretutto,

linee guida, 

mondi sulla spiaggia,
verso un altro spogliarmi
tra dosi di stagione
e piscine di senso

con luci

per platoniche ustioni. 

68

Sfioro lo sgomento
quando mi richiamo lo spettacolo 
come un rapporto di nevrosi
fiorito qualche volta
davanti a tutti con la stessa scritta:
"quest'ansia di umanità"
mi richiama
mi richiama
incrostata di logiche 
verso una frenetica nostalgia
pioggia sempre sulla stessa ala,

un volo per autogiustificazioni
senza che importi né dove né come 
ma ritroviamoci.

69

Insulare, affondo

dentro di me,

senza ricavarne diari 

ma famose brecce 

da cui intimamente una spiaggia

lavora colorando

solitarie voci d'addio. 

70

Ex uomo, 
margine di me,
permanenza di una fame nascosta 
tra andarsene a esistere
e incalcolabili accensioni
d'alba

e di tramonti,
frotta di vie,
assoluta sosta 

in una febbre limpida. 

71

Siamo fumo d'autore,

virgole senza altre vene che di volare
su baci a picco
amando i respiri

come briciole a digiuno.

72

Se i tu fossero
facili parole allo specchio 

fra cent'anni di prima o poi
conoscerei i motivi per essere me stesso, 
individuo assolato,
dato addio,
e nel profumo della conclusione

chissà se rivedrò i deserti 
di questi magri una volta.

73

Per salvar sé stessa
con acrobazia venuta da sé
partorì una quarantena di chili
e di pensare a morire, 

impenetrabile apnea,
giornata chiusa in sé,
che si asciugava addosso
nostalgie di ripensandoci,
di complimenti, di affetto
e di quel meritato e sincero niente
scavato nell'attimo.

74

Immediato adesso,
indossato paradosso,  
tutto mio d'ora,
vecchio giornale
di parecchi durante,
mentre ieri

scendeva il futuro per strade di me,

vicolo di parole, 
esplorata fine,
balcone di sotterranei
all'angolo con leggeri molti. 
Non lo capisci? 
Poi mi sono fatto la predica.

75

Un vero sommo imminente, 
come se fossimo 

lunatici dopo 
o aria che viene a galla 
confluita nel vitale 
sottile velo
tenuto sù da piovane menti.

76

D'ansiosa ipotesi

in un groviglio di sensi

crudi fra l'altro
camminano a guardare un dubbio,

piccolo, dentro me, semplice uomo di allora 
preparato sotto certezza
a illeggibili annunci

di braccia aperte.

77

Attendo

chiazze di salvezza,
uomo quasi
all'opera nell'estetica

mentre nessuno accetta i difetti

in una sala di bocca piena 

per cui si arriva

a tavolini illuminati da patologie sociali

tra ritagli di giorni aperti

per recite di lunghe apnee. 

78

All'ingresso di un teatro 
che sono i tuoi occhi,
ricominciata neve, trovo, 
un deciso addio
tra me e gli altri,

una cominciata malinconia 
dietro a sipari

di per caso.

79

Quando con te urlo risate tra i sobborghi

infinita piccola via

è inevitabile che al confine

inesistenti siano le sbarre

come in tutti gli accanto
aperti insieme.

80

Edificio di ritrovo

e autore di anni
in pupille d'aria

sono un abbandono di tempo

e ritrovate curiosità
da cui sorgono

maturi i tempi

dell'irraggiungibile. 

81

Nessuna voce
ha sbagliato strada,
neppure quando il valico dell'io

diventa una serie di contorti imbarazzi,

lamiere abbracciate, e davanti 
non c'è ricordo, 
ma solo stradali sono accese 
le luci degli anni
così mi inoltro

per iperbariche emozioni.

82

Come allora in ogni modo 
il solito primo amplesso:
rivedermi in qualche maniera diverso,
precoce sazietà, 

ferito sfondo, 
faccenda antica, 

ultima desolazione incontrata

legandoti agli occhi

dentro cui mi sono perso

senza poteri. 

83

Mi accontento

di accudirmi il fiato 
dentro un edificio di casi limite 
osservando fantasiosi regolamenti

persi nel "dammi del caldo,

esisto se qualcuno ci tiene",

e preso a pugni dalla calma

cerco altri
fuori da ciascuna domanda.

84

Spettacolo a beneficio mio

né là dentro né là fuori
nel pensiero, che e' stato quasi sempre

un'impressione di fragoline di bosco
un'alluvione di colori

sotto immota realtà,

smisurata impresa

di sdolcinati ingombri,

senza sapere

in quale corrente

spegnere le cose. 

85

Così imperturbata che potendo

o eternità,
incarnato fronte, 

fantasia di luce, 
mostri una disfatta di volti,

una fonte di ombrosi scavi,

di squarci sulla pelle

della logica.

86

Se ne sta disteso e tranquillo

il cielo
sconfinato nell'ottimismo 
convinto della sua tesi
ignota alla natura
come la migliore colpa mia 

quando nei puri spiriti 
mi segue la larga fama 
dei patimenti.

87

Vagando tra chiome e fronde
su inspiegabili colline

e radici di sole
in continui prelievi di cielo

un passare di vie sulle labbra

cura e trafigge
il privato fuggire

di questo che era

un sollievo esperto di me.

88

Sola, bella,

vieni neurosi

perché ai malati niente interrogatori.

"Nevrastenia intellettuale"

sentivo ripetere

ma solo le cicale 
a perdifiato gridavano qualcosa 
nel buio presto
dove decine di voci

portavano un chiaro accesso 
a questo insabbiamento di sogni,
a questa specie di postumo concepimento.

89

Mi guardo

mi nascondo

motore psichico

innesto di "mi ritiro"

in una venuta febbre dell'io

sul lago della solitudine

intorno a cui il mondo canta.

90

In questo precipitare di tempi
tradotti a mio modo
pare che fossero
sparsi subito

i tuoi primi pendii,
inutile invito
ad essere visti

da uno spettatore

senza parti finalmente. ​​​

91

Si aprivano ventagli

tra insonni cerimoniali di primi tempi

che spandevano entusiasmi
su fuochi d'alba
quando i colori

liberati dalla notte 
addosso cercavo.

92

Bruciava di buona voglia 

la mia inadeguatezza
di somma sufficiente
tra sterpaglie falciate negli occhi 

troppo cresciute innaffiate da te,

mentre io, scapoleria affondata 

presso tardi affacci 
ricamavo crepuscolari

sarebbe meglio insieme.

93

Sono arrivato a chiedermi se passerò
questi fedeli non c'è nessuno
ancora una mattina 
emersa lì appena
manciata di retorica
​sempre immensa e liberata.

94

Aggiungo ai sorsi di queste notti

qualche goccia di agonia

per contravvenire a chi sono
stupidamente solo a me
verso incendi a tratti 
tra lampioni di andarsene.

95

Con il ticchettio dei mi

nella solita misura
stretto in un completo di eternità

discuto 

​un favoloso negativo 
di viscere.

96

Distillati dovunque 
in voragini di armonie,
e poi calarmi

nell'esterno mondo

per un filo d'occhi

da sommergere impossibile

mentre io,

contrasto di noi,

resto nel corpo

cucito

da carovane di "sì, dovremo andarcene

almeno su qualche linea di principio".

97

Tra coordinate di pelle

e santuari di sole,

su ali per qualcosa d'altro

è finita la rotta,

così tra l'irriconoscibile e il resto 

come un cecchino 

mi sono lasciato vivere.

98

Risalivo in me
alzandomi dal letto,
faccenda da signore
casomai l'ombra non se ne andasse dalla quiete
divorato puntuale torrente, 
flusso senza potere
di scorsi eredi, e solitari incisi

dentro capitoli di voce alta

mentre riempiva una spiaggia 
l'amore che davi,
famosa arena di desideri,
che portavi a galla
voli di sguardi,

non più che un fulmine,

un fragore che si allontana.

99

Forma d'abito 
ha il mondo 
di cui mi spoglio
se il comandante non c'è 
su guidati binari,
sciolti tralicci di gesti
e scoperte periferie, 
lungo snodata serpe 
in faticosa scrittura di passi.

100

​​Arrivare alla domanda, a casa mia, sudario senza fuga,

travestimento inesauribile
taciturna moda di immaginazioni
però nel mio caso 
dopo un ritiro nei campi
ho deciso per l'oltretutto
dove quassù tardiva si aggira la ragione.

101

In convalescenza di forme
viaggia un nulla in fiamme
per approssimazione
dentro emporio di corpo,

sconosciuto croupier di vuoti. 

102

L'unico fruitore di me stesso,

sorgente e fiume,
dogma dell'incomunicabilità

tra dispersi gusti
e canti d'anch'io
sotto raffiche d'oltre

a lungo mi perdo
in questo cielo di costellato bisogno

per queste vie di inesistenza

disegnate da giornate a mazzi

così profumate
e così imprecise.

103

Dentro luci e immensità

ci sono cattedrali di spavento

e seguiti latitanti, cercati io,

volti senza spiragli

verso contemplazioni finali

sole del mondo

in compagnia di troppo lunghe

vene di silenzio.​

104

Per delicato distacco 
passa incolta la vita,
un tour de force di pensavo a morire,
strappata esistenza 
erba per un fieno di ricordi. 

105

La notte chiese di restare per osmosi,

feroce sudditanza 
sfusa e confezionata
irripetibile vagina,
misterioso dissolvimento di spazio 
opaca traccia di senza
percorsa preda di gioia
epilogo di armonia
cammino su fini 
varco di nebbia
struggente appello di meraviglia
rinnovo di sensi,
a qualsiasi altra grammatica,
a mai più.

106

Un convitto di sogni

nel giusto fiume della distanza

accende questi stralci

e lascia

un intoccabile qualcosa,

uno sguardo morto per sentieri.

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